Il 17 maggio è ormai alle porte, come ogni anno dal 2004, da quando l’Unione Europea e le Nazioni Unite ne hanno stabilito la celebrazione, sarà la giornata contro l’omotransfobia, giornata necessaria sempre e ad ogni latitudine ma in special modo dalle nostre parti.
Ma facciamo un passo indietro: la comunità lucana ricorda benissimo quello che avvenne circa due anni fa, quando il consigliere al Comune di Potenza Michele Napoli, durante la discussione dell’ordine del giorno contro l’approvazione del Ddl Zan, definì l’omosessualità “contro natura” e si scagliò contro la, secondo lui, “imposizione dell’omosessualità come stile di vita”. All’indomani si tenne una manifestazione pubblica molto partecipata.
Non è bastato il fatto che il consigliere in questione non si sia minimamente scusato per queste gravi affermazioni vergognose. Bensì, come se tutto ciò non fosse già abbastanza, è notizia di qualche giorno fa che il consigliere Napoli sia stato promosso ad assessore e, addirittura, al ruolo di vice-sindaco della città di Potenza.
È, insomma, assolutamente incredibile che una precisa parte politica non si renda minimamente conto del fatto che quelle affermazioni non offendano soltanto i membri della comunità LGBTQI+ ma anche le loro famiglie che li amano e che li supportano. Famiglie che pretendono rispetto come tutte le altre famiglie lucane e che sono stufe di essere offese un giorno sì e l’altro pure, ignorando completamente il rispetto per la persona che è alla base della convivenza civile e democratica e che tutto ciò provenga da rappresentanti delle istituzioni.
Ci chiediamo e vi chiediamo: è giusto che chi fa affermazioni del genere, per altro largamente, ufficialmente e inoppugnabilmente smentite dalla comunità scientifica mondiale, la quale considera l’omosessualità una semplice variante del comportamento umano, continui ad essere un rappresentante delle istituzioni e che, addirittura, venga “premiato” con una carica ancora più elevata?
Tutto ciò non è altro se non la rappresentazione plastica del livello infimo della classe dirigente del centrodestra lucano, un centrodestra retrogrado, e irrispettoso, che si scaglia contro la comunità LGBTQI+ e da cui non sorprende, (notizia dei giorni scorsi), che provengano orrende battute sessiste contro le donne, sempre da parte di rappresentanti delle istituzioni, questa volta regionali. Una classe dirigente che non si rende conto del suo essere fuori dalla storia e che dunque, sprezzante, non ha nemmeno quel briciolo di valori morali tali da consentirle di provare un sentimento nobile come la vergogna.
I lucani meritano altro. Potenza merita altro. Chi è nelle istituzioni è chiamato a rappresentare l’intera comunità non solo i suoi sostenitori, piaccia o no la democrazia è questo. Si torni al rispetto e alla convivenza civile e ci si occupi delle tante difficoltà che vivono le famiglie lucane, senza escluderne una parte, invece di pensare alle postazioni da occupare. Che la politica torni ad essere servizio per la collettività.
Antonella Giosa