Pubblicato su La Nuova del Sud del 29-11-22
di Celestino Bendedetto
POTENZA – La parola d’ordine è identità. “Dobbiamo capire chi siamo e chi vogliamo rappresentare. La sconfitta del 25 Settembre è stata troppo forte per pensare di cavarsela con un cambio di leadership. Ecco perché la Costituente deve essere un momento di svolta anche sul territorio. Soprattutto in vista delle elezioni regionali”. L’avvio del comitato costituente per il nuovo PD – i cui garanti sono Enrico Letta e Roberto Speranza – è un tema sentito anche in Basilicata. Carlo Rutigliano, segretario regionale di Articolo Uno, non ha dubbi. Non ci sarà congresso senza una fase costituente efficace. “Ma lasciare che prevalga la discussione sui nomi sarebbe un grave errore. Tanto a Roma quanto in Basilicata. Le rottamazioni? Lasciamole nel cassetto. Il punto sono il metodo e le idee – spiega. Se questa prima fase funziona, però, sono convinto che anche la scelta del segreatrio sarà meno complessa.
Segretario, partiamo dalla notizia. Speranza sarà nel Comitato Costituente come garante. Si torna a casa quindi?
La parola “costituente” dice una cosa diversa. Dobbiamo costruire una casa nuova, con le porte aperte a tutti, in cui nessuno si senta ospite. Dobbiamo farlo insieme. Che siano Letta e Speranza i garanti di questo percorso penso sia un segnale positivo in questa direzione.
Intanto, però, la notizia ha fatto storcere il naso a più di qualche maggiorente nei dem lucani…
Mi appassionano sempre molto poco queste ricostruzioni. A maggior ragione oggi, abbiamo tanto da lavorare.
Cosa farà Articolo Uno?
Faremo la nostra parte affinché sia fino in fondo un processo costituente. La sconfitta del 25 Settembre è stata troppo forte per pensare di cavarsela con un cambio di leadership.
Appunto, come si riparte dopo la sconfitta?
Serve ripartire dai fondamentali. Gramsci diceva che “bisogna rimettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio”. Serve quello spirito.
Vale a dire?
Rimettere al centro i problemi concreti delle persone. Le preoccupazioni di chi vive l’incertezza del futuro e troppo spesso si sente dimenticato. Serve ripensare tanto.
A parole sembra semplice. Ma nel concreto poi…
La cosa giusta da fare non necessariamente è la più semplice. La Costituente proposta dal Partito Democratico è l’occasione per provarci. Serve una grande discussione sull’identità. Su chi siamo e su chi vogliamo rappresentare.
Ripartire dall’identità. Quindi. Ma quale?
Abbiamo una strada solo se ci riappropriamo della questione sociale. Dobbiamo difendere il lavoro, batterci perché scuola e sanità pubblica siano i pilastri su cui costruire una società giusta, occuparci dei problemi concreti di chi ogni giorno fa fatica. Con meno di questo la sinistra non ha ragione di esistere. Il 17 Dicembre lo ribadiremo prima in piazza, a Roma, in una grande manifestazione chiesta proprio da Roberto Speranza, poi nella nostra Assemblea Nazionale, dalla quale uscirà la proposta per la Costituente.
E in Basilicata? Cosa succederà?
La Costituente deve essere un momento di svolta anche sul territorio. Soprattutto in vista delle elezioni regionali.
In che modo?
Lavoreremo affinché anche in regione ci sia una discussione che parta dalle fondamenta e coinvolga i tanti che oggi non si sentono rappresentati.
Servirà anche un congresso regionale. A quando?
Non spetta a me dirlo. Al momento credo sia giusto tenere la testa su questa prima fase: la Costituente. Costruire un’identità e un programma fondamentale condiviso a mio giudizio è il punto di fondo. Il lavoro che può fare la differenza. Lasciare che prevalga la discussione sui nomi sarebbe un grave errore. Tanto a Roma, tanto in Basilicata.
Non è preoccupato dalla situazione del Partito Democratico lucano dopo la sfiducia a La Regina?
Mi convince solo dell’importanza del percorso che abbiamo davanti.
Nel Comitato Costituente nazionale ci sono diverse personalità esterne ai partiti. Pensa sia la strada giusta?
Si. Nessuno dei soggetti esistenti basta a sé stesso. Vale per il Partito Democratico, vale per Articolo Uno. Valorizzare le risorse che abbiamo e aprirsi al tanto che c’è fuori da noi è la chiave per costruire ciò che serve. Credo sia importante che questo accada anche in Basilicata.
Quindi serve anche un nuovo gruppo dirigente.
Le rottamazioni lasciamole nel cassetto. Che cresca un nuovo gruppo dirigente mi sembra un processo naturale. Ma l’età, lo dico da poco più che trentenne, non è sinonimo di garanzia. Il punto sono il metodo e le idee. Dobbiamo lavorare innanzitutto su questo.
La “cosa nuova” ci sarà a prescindere da chi sarà il futuro segretario?
Noi partecipiamo a questo percorso per dare un contributo di merito a cominciare dalle questioni sociali. Valuteremo a fine gennaio l’esito di questa discussione. Se questa prima fase funziona, però, sono convinto che anche la scelta del segretario sarà meno complessa.
Il Movimento 5 Stelle sembra stia provando a contendervi la leadership a sinistra.
Quando loro stessi si dicevano né di destra né di sinistra, noi eravamo gli unici a indicare la necessità di portarli all’interno di un campo progressista. Che oggi quella sia la loro collocazione mi sembra una buona notizia.
Lei, quindi, è per il dialogo con i 5S.
Si. In Basilicata ogni qual volta ne ho avuto la possibilità, mi sono adoperato per costruire un dialogo con il Movimento e continuerò a farlo. Questo non vuol dire, però, regalargli la nostra storia.
E il terzo polo?
Mi sembra che al loro interno ci siano diversi nodi da sciogliere. Insisto a dire che destra e sinistra pari non sono. Devono scegliere da che parte stare.
A proposito di Regione, il suo giudizio sulla situazione regionale?
Me lo lasci dire senza mezzi termini: il Governo Bardi è il peggiore della storia di questa regione. Ogni consiglio regionale è un colpo alla credibilità della politica e delle Istituzioni.
Ha, infatti, più volte chiesto le dimissioni del Presidente ed elezioni anticipate.Sarebbero un atto di serietà, coscienza e rispetto per le Istituzioni. Principi che poco si sposano con la cronaca della politica regionale lucana.
Cosa la preoccupa di più?
Mi pare che il grosso dello sforzo di questa destra sia assorbito da una guerra di potere tutta interna e incomprensibile ai più. Nel frattempo le esigenze dei lucani sono sparite dall’agenda.
Eppure arrivano le prime bollette del gas azzerate.
Quella del gas si aggiungerà alla lunga lista di occasioni perse per la Basilicata. Con la significativa quantità di risorse a disposizione avremmo potuto dare risposte alle famiglie strette tra inflazione e caro bollette e contemporaneamente diventare un modello nazionale dal punto di vista energetico.
Cosa si sarebbe dovuto fare?
Chiedere la deroga agli aiuti di Stato per le imprese, inserire un criterio di progressività per le famiglie e potenziare le misure adottate dal Governo Draghi su lotta alla povertà energetica e transizione. Avremmo dovuto usare le risorse del gas per affrancarci dal gas. E avremmo potuto farlo scaricando a terra economia e ripensando un pezzo di politica industriale della nostra regione. Un treno che difficilmente vedremo passare di nuovo.
La scorsa settimana era in piazza con CGIL, CISL e UIL per chiederà una svolta sulla sanità.
In questo momento il diritto alla salute dei lucani non è garantito. Assenza di progettazione, carenza di medici e infermieri, lunghe liste di attesa e una crescita della mobilità sanitaria sono la spia della condizione generale di una regione ferma sul piano economico e sociale, senza alcun avanzamento sul terreno degli investimenti, del lavoro, della condizione di vita delle famiglie.
Come valuta la proposta di legge Calderoli sull’autonomia differenziata? La Basilicata – ha detto Bardi – è molto interessata all’autonomia sul tema energia.
Sono molto preoccupato. L’autonomia differenziata rischia di segnare la fine dell’unità nazionale. La coesione del Paese rimarrebbe una bandiera da sventolare durante le partite degli azzurri perché poi, nei fatti, avremmo venti staterelli diversi tra loro. Applicando il criterio della spesa storica in materia di sanità, istruzione, trasporti, le conseguenze sulla vita reale dei cittadini di una piccola regione come la Basilicata sarebbero devastanti.