È stato proprio il Presidente della Regione a ribadire la necessità “che chi ricopre incarichi pubblici si dimostri all’altezza dei propri compiti e ruoli e tenga sempre comportamenti esemplari nell’esercizio delle proprie funzioni.”
Se le parole hanno un valore, quelle del Presidente Bardi non possono che tradursi in una immediata e netta presa di posizione sulla situazione di ARPAB, e nella rimozione del direttore generale dal suo incarico.
Troppi mesi sono passati in silenzio dalle gravi parole su Strada e nulla è seguito alla larghissima indignazione popolare che hanno suscitato.
Mesi in cui, giorno dopo giorno, si è delineato un quadro di estrema gravità: atti e scelte che sembrano dettate da logiche del tutto individuali e ben lontane dal merito e dall’interesse generale che il direttore di un’agenzia pubblica dovrebbe avere come unico obiettivo da perseguire.
Lo confermano i provvedimenti fortemente discriminatori e ritorsivi presi nei confronti di cinque dipendenti, di cui quattro donne. Provvedimenti che non solo assumo preoccupanti contorni dalla matrice discriminatoria e sessista, ma denotano una completa assenza di cultura di genere, oltre a discreditare l’intera azione amministrativa di una delle principali Agenzie regionali.
Da ultimo, che il direttore si trovasse nel suo ufficio pur essendo sottoposto ad isolamento domiciliare è un fatto di una gravità inaudita. Uno beffa a tutti i lucani che da due anni rispettano, con sacrificio e senso di responsabilità, ogni norma e restrizione contro la diffusione del virus.
È ora che un segnale arrivi davvero. Confidiamo che chi ha la responsabilità di agire non scelga di continuare a voltarsi dall’altra parte. Se Bardi ha voce parli. Il silenzio, oramai, significa complicità.