In un momento storico in cui la transizione ecologica è al centro del dibattito politico e dei progetti di molti tra i più importanti Stati d’Europa e del mondo registriamo una imbarazzante controtendenza nelle politiche energetiche del governo regionale della Basilicata.
L’annunciata modifica della normativa regionale in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili, che limita a soli 3 MW la produzione su terreni agricoli da impianti fotovoltaici, va, infatti, nella direzione opposta rispetto all’obbiettivo di realizzare un processo di cambiamento, un rilancio dell’economia e dei settori produttivi all’interno di un quadro delineato e ben definito che metta al centro la tutela e il rispetto dell’ambiente, utile al contrasto efficace della crisi climatica.
Il governo regionale evidentemente non coglie la stringente emergenza non più rimandabile, ovvero la riduzione della dipendenza energetica dai paesi esteri e dalle fonti fossili.
La decisione appare non solo in contrasto con gli obiettivi nazionali ed europei di sviluppo delle fonti rinnovabili, ma presenta numerosi elementi di pregiudizio, per manifesta incostituzionalità, analoghi a quelli già evidenziati dalle recenti sentenze del TAR Basilicata (Sentenza n. 721/2020) e della Corte Costituzionale (Sentenza n. 106/2020) sulle norme regionali vigenti.
Appare evidente che la crescita attesa del fotovoltaico al 2030 non potrà prescindere dallo sviluppo di impianti utility scale a terra, oltre che da soluzioni di “agrivoltaico” in grado di coniugare la produzione di energia con quella agricola, modelli che garantiscono al contempo benefici diretti ai proprietari agricoli, nuovi investimenti per l’economia regionale e nazionale e il necessario incremento di produzione rinnovabile.
Luca Lorenzo
Vice Segretario Articolo Uno Basilicata