“Ha ragione il Segretario del Segretario della CGIL Basilicata, Angelo Summa: serve mettere al centro del dibattito politico il divario, sia sul piano strutturale, sia su quello di cittadinanza, tra nord e sud del Paese”. E’ quanto ha dichiarato Carlo Rutigliano, Segretario Regionale di Articolo Uno Basilicata.
“Serve una strategia complessiva e coerente – continua Rutigliano – che valorizzi la centralità sia geografica che economica del Mezzogiorno. La “questione meridionale” deve armonizzarsi con l’apertura delle frontiere mediterranee, assumere il tema della sostenibilità ambientale e allargare, aumentandone l’attrattività, il contesto produttivo, contenendo la perdita di occupazione e rendendo, da un lato, efficace ed efficiente la pubblica amministrazione e, dall’altro, stimolando e coltivando l’innovazione e il capitale umano.
A questo – prosegue – occorre affiancare una riforma complessiva e organica del sistema fiscale italiano, senza interventi a spezzatino, episodici, privi di coerenza d’insieme e razionalità. La nostra proposta punta ad intervenire innanzitutto a livello costituzionale, completando l’Articolo 53 e inserendo accanto al principio di “equità orizzontale” quello di “equità verticale”, garantendo un prelievo generale e uniforme che garantisca la reale parità di trattamento tra contribuenti, aggredire attraverso una terapia d’urto l’evasione fiscale di massa, ripensare complessivamente le imposte sui redditi e sui patrimoni e garantire il finanziamento del welfare spostandone il peso dai redditi da lavoro – come oggi avviene – a tutti i tipi di reddito.
L’incapacità di mettere in campo politiche efficaci per il Mezzogiorno – spiega Rutigliano – è coincisa con l’estrema debolezza dello Stato rispetto alle logiche del mercato e il pieno protagonismo di politiche liberiste che hanno caratterizzato gli ultimi venticinque anni della storia del nostro Paese contribuendo ad aumentare le ineguaglianze territoriali sia in termini di PIL pro capite, sia in termini di spesa pubblica pro capite. Tutto sullo sfondo di fragilità strutturali mai realmente sanate. Una tendenza ormai consolidata sulla quale non si può semplicemente sperare in un cambio di vento.
Le risorse del PNRR – conclude- rappresentano indubbiamente un punto di svolta importante. È evidente, però, come solo uno Stato forte e presente e una classe dirigente capace di progettare e guardare lontano, possano guidare un simile progetto di rinascita. Se così non dovesse essere il rischio, in una società sempre più diseguale, è quello di scivolare sulla strada intercorsa in questi ultimi decenni: carenza di politiche di medio-lungo periodo, incapacità di realizzare infrastrutture, lento e progressivo spopolamento.”